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“GLI SPIRITI DELL’ISOLA”, SULL’AMICIZIA E DINTORNI

Aggiornamento: 4 mar

Gli spiriti dell’isola” è uno dei lavori cinematografici più singolari che ho guardato nella mia carriera di piccolo appassionato. Si tratta di un cinema particolare e profondo, una sorta di pièce teatrale, dove la qualità interpretativa del cast sopperisce egregiamente alla quasi totale assenza di azione.

Pur con dette condizioni, la regia riesce benissimo a catturare l'attenzione del pubblico.

La trama di questo capolavoro candidato a riscuotere svariati e ambiti premi, si snoda su una remota isola a largo delle coste d’Irlanda, sullo sfondo del nulla, sulla nuda bicromia verdazzurra del mare e di sconfinati pascoli.

Siamo nel primo Novecento e sia il progresso sia la guerra civile che imperversa sulla “terraferma”, sono assai distanti da quel macro scoglio dove vivono Padraic e Colm, i due protagonisti della storia.

Sono due amici di lunga data, ripescati tra le sparute anime di quell’immobile presepe in mezzo al mare. Ma ad un certo punto, Colm decide di rescindere l'antico legame con Padraic, dando il via ad una serie di disquisizioni filosofiche sulla necessità della solitudine, sulla qualità dei rapporti umani e su vari altri interrogativi sull'esistenza umana.

Pedraic, sentendosi parte ingiustificatamente lesa, metterà in moto ogni strategia possibile per incontrare l’amico smarrito e capire le ragioni di questa decisione allo scopo di salvare quella vecchia amicizia che gli è di vitale importanza.

Dal canto suo, Colm non cede di un centimetro e non sembra disposto a tornare sui suoi passi, giustificandosi con un telegrafico “Non mi vai più a genio”.

Per giunta, minaccia di amputarsi un dito ogni volta che sarà raggiunto da un tentativo di riappacificazione.

Ma lo scetticismo di Pedraic vuol sfidare la macabra promessa e, dopo l’ennesima fallimentare crociata per il ripristino dell’amicizia con Colm, si ritrova un dito fuori l’uscio di casa.

L’autolesionismo raggiunge vette impensabili fino alla completa spuntatura di una mano che, tra l’altro, gli comprometterà l’esercizio di una sua grande passione, il violino.

Anche questa volta, i pezzi di carne frutto della raccapricciante potatura finiranno prima nel cortile di Pedraic e poi, soffocandola, tra i denti della sua asinella.

Da qui, la sete di vendetta di Pedraic, ora ancora più solo dopo la partenza della sorella e un finale sospeso che lascia aperto il dibattito agli spettatori.



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